Intervista per il Contemporaneo della Cultura “Nuove Dissonanze” (febbraio 2011)

a cura di Davide Matranga.

Dalla “Scala” di Milano alle strade di Hanoi, sognando la Carnegie Hall

Intervista a Irene Veneziano

Come ci si sente, nonostante la giovane età, ad essere già arrivati là dove Irene Veneziano è giunta?

Semplicemente mi sento, e sono, una ragazza che ce la mette tutta in quello che fa ed è felice se da questo impegno escono fuori dei buoni risultati! Certamente, quando questi risultati arrivano, la soddisfazione è tanta e mi sento molto stimolata a continuare su questa strada. Per “risultati” intendo non solo piazzamenti in concorsi o richieste di concerti, ma soprattutto apprezzamento da parte del pubblico competente e non, e ancora più i progressi che ogni giorno sento di ottenere come pianista e come musicista.

Chi è, sempre che ne abbia uno, il suo modello ispiratore?

Non ho un modello ispiratore, cerco di imparare da chiunque e da tutto, da un buon esempio come da un cattivo esempio, da una parola, da un libro, da un’esperienza, qualsiasi cosa può contribuire a farmi crescere, riflettere e migliorare.
Se poi parliamo di pianisti, in questo momento sento di ammirare particolarmente Krystian Zimerman per la sua solidità, intensità espressiva e cantabilità; Maria João Pires, per la forza emozionale che riesce a trasmettere unitamente ad una straordinaria coerenza.

Cos’è la musica per lei?

Bella domanda!
Ho sempre avuto la sensazione di non essere io ad aver scelto la musica, e ogni tanto se penso che sono una pianista classica mi viene da sorridere, e mi chiedo “ma perché mi ritrovo a svolgere proprio questo tipo di attività? ”. Da piccola non ho mai avuto l’idea di diventare una musicista di professione, la scelta è maturata nel tempo e non con pochi dubbi …
Qualche giorno fa, riflettendoci un po’ su, però ho forse capito il perché: la musica è compendio delle mie più grandi passioni ovvero la matematica (c’è molta logica nella musica e deve esserci nel metodo di studio), la psicologia (parte fondamentale per chi vuole suonare, specialmente suonare in pubblico) e l’arte (sono sempre stata appassionata di arte, adoro i colori, ho uno spirito creativo e fantasioso). Inoltre sono una persona che ha molto bisogno di esprimersi e di comunicare: cos’è la musica se non comunicazione ed espressione di sensazioni? Infine sono anche una persona che non si accontenta facilmente e che ama le sfide e i continui stimoli, ed essere musicista è sicuramente una situazione in cui non si è mai “a riposo”, non si ha mai concluso, non si hanno mai sicurezze.

Lei come giovane talento, anche se ormai possiamo dire affermato talento, si sente adeguatamente “coccolata” dal suo paese? E’ difficile crescere artisticamente in Italia?

Non mi sento per niente coccolata, anzi, tutt’altro! Nel nostro Paese la situazione per i musicisti è terribile. L’Italia, quell’Italia un tempo considerata culla dell’arte, è una delle Nazioni che dà meno fondi per la cultura, la quale è considerata quasi un inutile orpello. Finché la nostra classe politica non capirà che la cultura è l’anima di un popolo, le cose non potranno migliorare. Il problema è che attualmente la mentalità è a tal punto materialistica che si pensa che se una certa cosa non “frutti” economicamente, allora è inutile e va scartata. Questa visione è terribilmente limitativa e di una tristezza disarmante.
Inoltre, un grossissimo problema sta nell’educazione: vista la scarsa considerazione che gode la cultura musicale in Italia, ad essa non viene dato il valore che meriterebbe nel percorso di educazione dei bambini e dei ragazzi. Ciò comporta la formazione di un popolo disinformato, poco sensibile alla musica ed alla sua importanza.

Qual è il paese che secondo lei offre maggiori garanzie ai musicisti di affermarsi?

Non potrei dirlo, perché non ho avuto esperienza diretta in altri Paesi. Tuttavia mi dicono che negli Stati Uniti ci sia un ottimo “mercato musicale” ed invece, per quanto riguarda l’Europa, la Germania sia uno di quei Paesi dove di sicuro alla musica e ai musicisti viene riconosciuto il giusto valore.

L’esperienza più curiosa viaggiando intorno al mondo?

Il posto che di più mi ha colpito tra quelli che ho avuto l’occasione di vedere è stata la città di Hanoi: ricordo gli sciami interminabili di motorini che percorrevano le strade (con fili elettrici scoperti), le vie caratteristiche (in ognuna di esse venivano venduti oggetti di un solo materiale, per esempio la via delle stoffe, la via del metallo ecc), i venditori ambulanti con i mitici cappellini vietnamiti e i pesanti attrezzi a due braccia per trasportare gli oggetti o il cibo in vendita.
Ma la cosa più curiosa … era che per la strada tra le varie cibarie vendevano persino della carne di cane arrosto!

Tornando a Irene Veneziano, quali sono gli obiettivi a breve termine e quali a lungo termine?

Gli obiettivi a breve termine sono i concerti che avrò nei prossimi mesi (e lo studio che ne consegue!). Oltre a vari recital solistici (tra cui ricordiamo Parigi, Sicilia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) suonerò anche il Concerto di R. Schumann e il Concerto n°2 di F. Liszt con l’orchestra. A maggio terrò dei concerti in duo con un flautista anche in Canada e negli Stati Uniti. Adoro la musica da camera.
Inoltre a giugno terrò il mio primo corso estivo di pianoforte, pianoforte propedeutico e musica da camera vicino a Pistoia: ne sono davvero molto entusiasta, perché mi piace moltissimo insegnare.
Tra gli obiettivi a lungo termine, primo fra tutti è sempre quello di suonare al meglio; questo è il periodo in cui sento che sto crescendo e imparando di più. Di sicuro penserò a qualche concorso, e mi piacerebbe molto avere la fortuna di trovare un agente, che mi possa garantire una maggiore sicurezza lavorativa.

Il suo sogno artistico?

Il mio sogno artistico si è già avverato. Infatti lo scorso 10 gennaio ho avuto la fortuna di poter suonare nel “Teatro Alla Scala” di Milano, in un concerto cameristico con quattro musicisti prime parti dell’orchestra (Valentino Zucchiatti, Marzo Zoni, Sandro Laffranchini, Fabien Thouand – ndr). Un’esperienza indimenticabile. Certo, suonare anche alla Carnegie Hall non mi dispiacerebbe …

Come si vede Irene adesso e alla conclusione del suo prossimo quarto di secolo?

Se penso ad un bilancio della mia vita fino ad adesso, non posso che essere soddisfatta e contenta di tutto quello che mi è successo. Sono una persona serena e felice, ho intorno a me tanta positività e affetto, e spero di trasmetterne anch’io agli altri. Mi impegno in ogni campo della mia vita per fare le cose bene e per migliorare anche come persona.
Alla conclusione del mio prossimo quarto di secolo mi vedo … vecchia!
Scherzi a parte, ovviamente non so come proseguirà la mia vita. Spero di aver sempre chiaro in mente il mio obiettivo, che è sentirmi bene e viverla a pieno, di non farmi abbagliare da false chimere e di ricordarmi quali sono i veri valori. Ma soprattutto spero di aver fatto qualcosa di vero e di importante per gli altri. Sono una persona estremamente fortunata, ho tutto quel che desidero. Dunque sento quasi il dovere morale di fare qualcosa per chi non ha queste fortune. Come musicista non solo ho la possibilità di donare delle belle sensazioni alle persone che mi ascoltano (a volte anche solo questo per molti è un’incredibile medicina), ma anche la possibilità di raccogliere in un posto solo tantissime persone: per portare avanti qualunque tipo di progetto di aiuto sociale, si sa, l’unione fa la forza e spero, tra un quarto di secolo, di aver sfruttato questa preziosa occasione per qualcosa di buono.

In ultima analisi, Irene Veneziano si sente di dovere ringraziare qualcuno per essere giunta lì dov’è?

Certo, moltissime persone!
Primi fra tutti i miei splendidi genitori, Rosa e Michele. Nonostante non siano musicisti, mi hanno sempre sostenuto e appoggiato in ogni mia scelta, aiutato in ogni modo possibile, condiviso ogni mia gioia e sofferenza. Insegnato i valori della costanza, dell’onestà, del rispetto verso gli altri, della forza della passione.
Un ringraziamento va anche a tutti gli insegnanti che ho avuto per lungo e breve periodo: Caterina Sibilia, Massimo Neri, Edda Ponti, Sergio Perticaroli, Alessandro Maffei, Konstantin Bogino. Da ognuno di essi ho imparato moltissimo e sarò loro eternamente grata!
E “the last but not the least”, un grazie ad alcuni amici, veri, che mi hanno sempre sostenuto, ed ognuno di loro sarà per sempre dentro di me e dentro alla musica che suono.

Davide Matranga